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Abbiamo davvero bisogno di consigli?



Capita a tutti noi di trovarci in difficoltà prima di operare una scelta o mentre svolgiamo le nostre attività. In quei frangenti spesso ci rivolgiamo alle persone intorno a noi chiedendo il loro consiglio, talvolta scoprendo poi che ne sappiamo quanto prima. Altre volte capita persino di provare fastidio nel ricevere dei consigli non richiesti.


Vi siete mai chiesti perché accade tutto ciò? Perché, nonostante riceviamo contributi anche molto sensati e pertinenti, ne sappiamo quanto prima? Provo a darvi una chiave di lettura.


Nella stragrande maggioranza dei casi chi da un consiglio lo fa con la migliore intenzione di aiutare e sostenere. Ciò nonostante, esso porta con sé alcune trappole importanti delle quali è opportuno avere coscienza:


  • E' spesso basato sull'esperienza di chi lo da. Questo non è un male in sé e non può essere che così. Solitamente chiediamo il contributo di chi ha già vissuto un'esperienza uguale o simile alla nostra o a una persona che appare autorevole ai nostri occhi. Il limite risiede nel fatto che ciò che il nostro interlocutore ci dirà potrebbe appartenere alla sua "mappa mentale" e la sua esperienza ha funzionato in quanto adatta alla sua realtà e al suo modo di pensare. Cosa può garantire che funzioni così com'è anche per noi? In linea di principio nulla.


  • Porta con se l'implicito messaggio "da solo non puoi farcela". Eh si, nel momento in cui diamo un consiglio a qualcuno e come se gli stessimo implicitamente dicendo che ha bisogno del nostro contributo per cavarsi fuori dalla situazione in cui si trova. Nulla di intenzionale, per carità; ciò che genuinamente desideriamo è essere di supporto e aiutare il nostro interlocutore. Tuttavia è come se al contempo gli stessimo dicendo che senza la nostra soluzione lui non potrebbe farcela. E questo, converrete, non è un gran contributo alla sua autostima.


  • Chiedendo un consiglio rinunciamo a trovare la nostra soluzione. Trovare una risposta o una soluzione dentro di noi spesso costa fatica. Ci può richiedere di mettere in discussione nostre convinzioni, oppure di uscire dalla nostra zona di confort, in generale può costringerci a impegnare le nostre energie mentali per pensare creativamente. Tutto ciò costa fatica e la tentazione di trovare una soluzione bella e pronta può essere allettante. Così facendo, però, rischiamo di impigrirci e di entrare in una spirale negativa che potrebbe portarci sempre di più a dipendere dai consigli altrui per le nostre decisioni importanti.

Per questi motivi un coach evita di dare consigli. Il presupposto che ogni cliente possiede le proprie risposte è alla base di una relazione di coaching e l'obiettivo è aiutare il cliente a trovarle. Piuttosto che fornire la propria risposta, un coach si impegna a stimolare e favorire questa ricerca, ponendo domande che aiutano a riflettere e che spesso portano a soluzioni inaspettate. E' un percorso impegnativo e talvolta faticoso, spesso scomodo, che può portare a mettere in discussione convincimenti radicati negli anni. Il premio di questa fatica è l'apprendimento e la crescita personale; è la soddisfazione di aver risolto da sé situazioni che potevano sembrare irrisolvibili e la crescente consapevolezza di poter affrontare e risolvere enigmi sempre più complessi.


In conclusione, abbiamo visto che un gesto di generosità come quello di dare un suggerimento può portare dentro di se delle trappole. Quando stiamo per chiedere un suggerimento o - mossi dal desiderio di aiutare qualcuno - ci accingiamo a dare un consiglio può essere conveniente che ci poniamo qualche prima domanda. Di seguito ve ne lascio tre e spero favoriscano le vostre riflessioni:

  • Quando state per chiedere un consiglio a qualcuno, quale consiglio vorreste che vi desse?

  • Se qualcuno vi chiede un consiglio, come potete portare la vostra esperienza in modo da aiutare chi ve lo ha chiesto a trovare la propria soluzione?

  • Quando state per dare un consiglio spontaneamente, è un bisogno di chi vi sta di fronte o un vostro bisogno?

Buone riflessioni!

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